Ma il venerdì non è finito, è il giorno della processione più suggestiva dell'anno.

E per me ogni processione è come aspettare ospiti a casa. E hai pulito, cambiato quella lampadina fulminata, messo un vaso con i fiori freschi, poi è sempre casa tua, non è che diventa la villa di un'altro, è casa tua, i tuoi mobili, la dimensione solita. E tu temi che i figli rimettano tutto in disordine, o il vicino si metta a trapanare, o un bambino versi qualcosa a terra.

Così è stato questo venerdì. Girare per il centro, controllare la scalinata, una squadra di operatori della Dusty pronti a intervenire (e purtroppo è stato necessario intervenire).    

Poi la processione, freddo e fatica, certo, ma soprattutto emozione. Attraversare la scalinata, di nuovo illuminata come si deve, e osservare lo scenario di piazza S. Barbara, piazza Umberto, curate e vive. È sempre quella casa nostra, che ha edifici abbandonati e facciate scrostate, e verande abusivissime fatte chissà quando e da sempre lì. Ma è casa nostra, possiamo migliorarla, anzi lo facciamo.

Emozione, a sentire la tensione di tutti noi attorno ad una storia millenaria, di una donna che segue il figlio, di un dolore così semplice da appartenere a tutti.

Per questo la processione del venerdì santo è la più sentita di tutte, perchè siamo là, in silenzio, davanti al mistero più grande, al dolore che ogni giorno incontriamo, a casa nostra, negli occhi di chi incontriamo, nelle nostre fatiche. Senza ragioni e senza colpe.

Come quell'uomo che a Natale era solo in ospedale, e quando sono andato a trovarlo voleva delle sigarette. Adesso è ancora solo, in un comune vicino, ed aspetta che qualcuno decida se il trasporto e la sepoltura della sua salma spetta a noi o a quegli altri.

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