Inviare. Un'azione costante dei nostri giorni. Ma in-via è ciò che precede l'invio, è il percorso, la strada, l'inciampo, il paesaggio, la sosta, la corsa, l'incontro. Tutto ciò che raccolto sul sentiero quotidiano può meritare di essere in-oltrato.
La crisi di governo con i suoi annessi e connessi hanno scatenato in tutti noi pensieri e riflessioni, ne sono certo. Ed emozioni, soprattutto. Ecco. Quelle sono le più importanti, e voglio parlarne. Niente di assoluto, di importante e generale, emozioni strettamente personali.
Una di queste, per me, è stato il dispiacere di sentire usare “il 2%” come motivo di disprezzo. Mi rendo conto, c'è l'istinto immediato di alcuni di noi a difendere i perdenti, a tifare per Davide contro Golia, per lo Spezia contro il Milan, e simili. Ma in questo caso non è solo questo. Voglio spiegarlo. Voglio fare un ode al 2%, il 2%, o su o giù di lì, in politica, il 2% elettorale.
Non ho mai sentito mio padre alzare la voce. Credo sia per questo, anche per questo, che penso che chi alza abitualmente la voce non possa essere un buon padre di famiglia.
Ho fatto il sindaco per 5 anni, ed ho sentito, ogni giorno, per 5 anni, la forza dei due pesi che questa carica comporta e che la fascia tricolore sintetizza perfettamente.
Il peso di rappresentare le istituzioni. Le istituzioni sono la Costituzione, le regole della nostra vita civile, le forme e la sostanza della democrazia, gli organi dello stato e le sue gerarchie. È un peso, soprattutto quando quelle istituzioni che devi rappresentare sono fragili, o addirittura deturpate da uomini che le manipolano, le maltrattano, le fanno diventare strumenti di ingiustizia.
- Il virus della rimozione. Credo appartenga allo stesso ceppo del virus del fatalismo, ma è più preciso, colpisce organi specifici. Precisamente colpisce i sensi che ci consentono di vedere il dolore, in particolare la morte, e poi attacca i ricettori che dalla visione della morte portano all'anima (si può dire questa parola, ogni tanto, per indicare che c'è qualcosa di profondo nell'uomo, che lo congiunge all'infinito?) un senso più completo della vita. Da anni ci ripetiamo che abbiamo rimosso la morte dalla nostra esperienza quotidiana. Soprattutto la morte degli anziani. L'abbiamo ospedalizzata, si dice, cioè spostata in luoghi asettici, le case di cura, gli ospedali.
- Chiusi a casa, regrediti psicologicamente nel grembo domestico, con una vaga sindrome da naufraghi che devono sapercela fare da soli, perchè non si sa mai, mobilitiamo energie spaventose verso il cibo. E, soprattutto, impastiamo ed inforniamo. Dai naufraghi del coronavirus arriveranno forse nel futuro migliaia di messaggi in bottiglia in forma di foto di pizze, pagnotte, filoni, focacce.
- È anche questa una rivelazione. Impastare è il gesto della creazione. Impastare acqua e farina è il gesto base della nutrizione umana, ad ogni latitudine, qualunque sia il tipo di farina. Riuscire a far lievitare è dare una spinta alla materia. Perciò questo gesto ci affascina, è un grado zero del nostro essere uomini civilizzati. E chi ha la fortuna di non usare tecnologie complici può vedere cosa accade quando la farina assorbe a poco a poco l'acqua, affronta una fase di disordine della materia, si raggruma, si appiccica, e poi la fusione si fa completa, la pasta diventa plasmabile, le mani ne sentono una consistenza nuova, c'è in lei un'indissolubilità che ci parla di noi. Della nostra farina di uomini che si imbeve dei liquidi della vita e si trasforma, può diventare pasta buona, se le dosi sono giuste. E ci parla di ciò che uniamo e disuniamo.