La crisi di governo con i suoi annessi e connessi hanno scatenato in tutti noi pensieri e riflessioni, ne sono certo. Ed emozioni, soprattutto. Ecco. Quelle sono le più importanti, e voglio parlarne. Niente di assoluto, di importante e generale, emozioni strettamente personali.
Una di queste, per me, è stato il dispiacere di sentire usare “il 2%” come motivo di disprezzo. Mi rendo conto, c'è l'istinto immediato di alcuni di noi a difendere i perdenti, a tifare per Davide contro Golia, per lo Spezia contro il Milan, e simili. Ma in questo caso non è solo questo. Voglio spiegarlo. Voglio fare un ode al 2%, il 2%, o su o giù di lì, in politica, il 2% elettorale.
In pratica, nelle ultime settimane, c'erano alcuni che dicevano di altri “con il suo 2%, pretende di...”, e insomma il senso è che se hai il 2% che cazzo parli, zitto e lavora per arrivare al 15, al 20, che ne so, al 7 almeno, e poi parli. Premesso che da tutti mi sarei aspettato un atteggiamento di questo tipo tranne che da quelli che addirittura 1 vale 1, non l'1%, che già potrebbero essere un sacco di persone, ma proprio 1, vale 1, cioè ha diritto di esprimersi, di far valere il suo 1, di metterlo a sistema con tutti gli altri, senza inferiorità. Ecco, premessa questa piccola delusione, entro nel personale, come detto.
Voto ormai da 32 anni. Ho votato partiti che hanno preso ogni tipo di percentuale (perfino il 40, se non contiamo i ballottaggi, che quelli non valgono). Ma i voti più belli, quelli che ricordo con più soddisfazione, sono quelli delle percentuali piccole. Il referendum sul proporzionale, nel 1991 (non arrivammo al 5%), così controvento, così convintamente controvento. Un voto alla camera, nel 1996, che la lista della Rete non c'era, e il mio amico Luca Cangemi era candidato per Rifondazione Comunista (non fu l'unico voto per Rifondazione, ma già eravamo sopra il 5%, credo). Il più bello, forse, alle Europee del 1989, con la gioia dei 18 anni, il voto a Democrazia Proletaria, dov'era candidato Padre Eugenio Melandri, che non arrivò nemmeno al 2% ma divenne europarlamentare. E più di recente, perfino alle comunali, sono riuscito a votare per liste che non hanno raggiunto il 5% ma erano piene di gran belle persone. Se non l'avete ancora fatto, se siete di quelli che vi esaltate solo con la doppia cifre, o addirittura vi sentite la “vocazione maggioritaria” (c'avevo creduto anche io, per un po') provate, vedrete che soddisfazione dà votare senza pensare a vincere, ma cercando solo il partito e la persona che vi piace di più, quello le cui idee vi convincono davvero.
Da poco più di un anno ho deciso di aderire ai Verdi, che nei vari sondaggi oscillano tra l'1,9 e il 2,4%. E dunque non dovrebbe, il mio partito, dire che è ipocrita questo parlare di ambiente e transizione verde da parte di chi governa da anni e non ha proprio fatto nulla, per ridurre le emissioni inquinanti, per aggredire le cause dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici. O non dovrebbe dire che la difesa dell'allevamento e dell'agricoltura sostenibili sono il primo vero passo verso una terra vivibile, che è urgente una legge moderna sul consumo del suolo, e tanto altro?
E no, non è la percentuale che dà la credibilità. C'erano molti altri motivi che rendevano gli attori della crisi politica per nulla credibili, molti altri, ma per favore, non prendetevela con il 2%.