In effetti ciò che sta succedendo su alcuni aspetti della riforma della scuola qualche dubbio sull'efficacia del nostro sistema d'istruzione potrebbe farlo venire. Infatti ho sentito discutere moltissimo di una fantomatica questione “gender” legata alla riforma scolastica. Da cui allarmi vari e perfino l'esigenza di abrogare la legge.

Sulla riforma si possono avere ovviamente le più svariate opinioni, ed anche io ritengo abbia diversi punti deboli, ma di certo non è l'allarme sulle ideologie di genere che può motivarne l'abolizione. Credo d'altra parte che siano pochissimi (ma proprio pochissimi ) quelli che si sono voluti documentare sull'argomento leggendo magari direttamente i riferimenti contenuti nella legge su questo argomento, per valutare poi se quanto viene detto in giro sui social sia fondato.

L'unico riferimento si trova al comma 16 della legge, e dice testualmente: “il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”.

Quindi nel piano dell'offerta formativa devono essere previste azioni positive e concrete che promuovano l'educazione alla parità dei sessi e la prevenzione delle discriminazioni. Come per ogni cosa che ha a che fare con l'educazione, molto dipenderà dalla qualità degli insegnanti. Non sono mancati, ricordo, incredibili docenti che hanno approfittato del ricordo della Shoa per esaltare il nazismo, ma si tratta appunto di fenomeni sui quali occorre normalmente vigilare, e di solito gli insegnanti di questo livello riescono ad esprimere la loro stupidità anche senza che leggi li invitino a trattare un argomento specifico. Un compito in più per la scuola, dunque, per i docenti, ed anche una piccola sfida da giocare, senza paura.

C'è poco di pericoloso e temibile, se evitiamo le estremizzazioni che gente spesso ben lontana dal mondo della scuola reale ha voluto montare, in tutte le direzioni. Semmai mi dispiace che ancora una volta nella nostra scuola si debba sottolineare per legge l'ovvio, e così come pensiamo di istituire giornate in cui si devono ricordare i valori della legalità e della lotta alle mafie, o ribadire la memoria dell'olocausto, e cose simili, pensiamo di poter istituire per legge l'educazione alla parità di genere e contro la discriminazione. Naturalmente la cultura non si trasmette per obbligo di legge, e sarà ben diverso il processo che ci porterà ad acquisire questi ed altri valori. Mi pare superfluo poi sottolineare anche che già nella maggior parte delle scuole italiane (in tutte quelle in cui mi è capitato di lavorare, di certo) l'educazione alla promozione della differenza come valore fondamentale dell'identità è un dato ordinario del lavoro educativo, in maniera adeguata all'età degli alunni.

In ogni caso, si potrebbe utilizzare anche questa occasione, piuttosto che per le crociate ideologiche incomprensibili, per fare invece un bel lavoro dentro e fuori le scuole, cioè confrontarsi, studiare, dibattere, creare appunto cultura, sul significato che per ciascuno di noi ha l'identità di genere, su come oggi possa essere affrontata. Oggi, che non siamo più negli anni delle rivendicazioni sessantottine, potremmo fare il salto di qualità verso un pensiero della differenza che sia più articolato del semplice pensiero in chiave oppositiva maschio/femmina, e dalla manifestazione più evidente delle differenze di genere si apra alla valutazione delle differenze e della diversità come fondamento della nostra identità di esseri umani, oltre ogni categoria.

Basterebbe leggere una riflessione recente, come quella di Adriana Cavarero nel suo “Inclinazioni”, per cogliere la ricchezza che può raggiungere oggi la visione dell'uomo e delle sue relazioni, partendo dall'analisi dell'identità di genere e dei suoi stereotipi culturali.

Infine, da cattolico, vorrei dire che potrebbe essere, questa, una straordinaria possibilità, per rileggere il senso dell'atto creativo di Dio, che nella molteplicità e nella differenza incardina la manifestazione stessa della missione delle creature e della possibilità dell'amore nell'universo. Come dire che già dalla Genesi, dalla semplice considerazione del “vide che era cosa buona  e giusta” che segue lo sguardo di Dio su ogni elemento creato, quindi senza nessun accenno di gerarchia o distinzione di merito, si può fondare una teoria della meraviglia che è la più semplice via d'accesso al rispetto di ogni diversità, la più chiara proposta di fede contro ogni discriminazione.

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