Ho letto su alcuni organi di informazione che a Paternò dovrebbe essere aperto un centro di accoglienza per circa 50 migranti, in un immobile privato, nel quartiere Trappetazzo, e che il sindaco ha già preannunciato le “barricate” contro questo centro.
Mi pare anche che non è mancato chi, per non perdere le buone vecchie abitudini, ha pure tirato in ballo l'ex sindaco Mangano dichiarando che sarei stato io a dare il mio assenso alla prefettura per l'accoglienza dei migranti.
Da Sindaco, quando la prefettura mi ha convocato, insieme a tutti i sindaci della provincia, per comunicarmi che avevano l'intenzione di fare ospitare a Paternò più di 200 migranti, ho spiegato al Prefetto che non esistevano, nella nostra città, luoghi adeguati, e tantomeno c'erano le condizioni sociali per sostenere queste quantità di immigrati, data la conformazione urbanistica della città, molto concentrata, e la realtà sociale ed economica di enorme difficoltà, tutte condizioni che non favoriscono l'integrazione di stranieri in numero considerevole. Da Sindaco, ho aggiunto che a Paternò la crisi economica ha generato una spaventosa emergenza abitativa, con famiglie e singoli cittadini che vivono in macchina o in condizioni disperate in immobili abbandonati o in sistemazioni di fortuna. Pertanto ho chiesto al Prefetto che qualora la prefettura avesse organizzato dei luoghi per l'accoglienza dei migranti, curasse di destinare una possibilità di alloggio anche ai paternesi privi di un tetto, nella semplice consapevolezza che il bisogno e la povertà non hanno razza e colore, e la solidarietà non può essere a compartimenti stagni. Questa è stata, e sarebbe tutt'ora, la mia posizione da sindaco. Vorrei ricordare tra l'altro che già un centro di accoglienza è stato aperto, proprio durante la mia amministrazione, e per giunta nei pressi di un istituto scolastico. Piuttosto che marce e barricate, ho fatto svolgere i controlli che la legge assegna al comune, verificando la struttura, sotto ogni aspetto, e continuando a controllarne il funzionamento dopo l'apertura, facendo in modo che si rispettassero tutte le leggi sul numero di operatori da un lato e di ospiti dall'altro, senza bisogno di creare allarmi e tensioni.
Da uomo (e da cristiano) ritengo che nessuno può voltarsi dall'altra parte di fronte alla sofferenza di un altro uomo, oggi guardare in faccia il fratello significa chiedersi come costruire accoglienza e integrazione, rispettando chi deve essere accolto e chi deve accogliere, pensando ad una società integrata e non solo multiculturale, ricordandosi che l'identità di un territorio è un bene e un valore, ma si costruisce in modo dinamico e grazie alle contaminazioni continue. Insomma, da uomo e da cristiano credo che le barricate sono una scemenza.
Da cittadino di Paternò, infine, mi piacerebbe che tutti quelli che adesso stanno o staranno in silenzio, in questa situazione, magari rivestendo ruoli che invece hanno, nelle comunità, un valore morale ed educativo, che hanno a che fare con la crescita e la cura degli uomini e dei loro cuori, ruoli che non si conciliano con il silenzio, ecco, mi piacerebbe che questi restino in silenzio anche in seguito, e ci risparmino qualche ipocrita appello alla solidarietà in periodo natalizio o in occasione di qualche settimana di chissà cosa, e restino in silenzio risparmiandoci anche ipocritissime affermazioni di plauso e lode al Papa che è buono, e dice cose splendide, ma di certo non sufficienti, a quanto pare, a superare le nostre barricate.
Credo che Paternò abbia dimostrato abbondantemente, negli ultimi decenni, che il problema non è l'accoglienza o la presenza di alcune decine di immigrati, ma le condizioni socio-economiche della città intera. Per decenni ben più di 50 immigrati hanno vissuto in condizioni indecenti e illegalmente in immobili come la scuola Falconieri o il Velodromo, finchè, durante la scorsa amministrazione, questa realtà scandalosa è finita, e mai i paternesi hanno dato vita a fenomeni di intolleranza, anzi si sono prodigati per la solidarietà reale, attraverso il lavoro delle associazioni e la generosità dei singoli. La Bisaccia del Pellegrino sfama, da anni ormai, indifferentemente stranieri e paternesi. Potremmo essere il modello positivo di una solidarietà senza barriere, mostrare la parte migliore di noi ed essere esempio per molti altri, per tutti quelli che “non sono razzisti ma”. Mi auguro che riusciamo a dimostrare ancora una volta che Paternò è una città solidale.