Ho cercato di capire su cosa voteremo il 4 dicembre. Ho ascoltato e letto diverse opinioni, soprattutto ho letto la legge di riforma che siamo chiamati ad approvare o respingere. L'ho fatto perchè non ho mai pensato che chi è del mio partito fa sempre bene ed i miei avversari sempre male, perchè voglio sempre capire e fare la fatica di avere una mia opinione.
Che è questa.
La parte della costituzione che è stata modificata riguarda l'organizzazione delle istituzioni, in primo luogo del parlamento. Perchè era opportuno modificarla? Perchè l'organizzazione delle istituzioni di uno stato rispecchia l'idea di società che abbiamo, del modo in cui quella società può essere rappresentata e governata. Nel 1946 era indispensabile avere il massimo di pluralismo possibile e fare in modo che le decisioni politiche fossero mediate e bilanciate, nel timore che quele decisioni non riscontrassero l'interesse o le convinzioni ideologiche di fette consistenti del paese. La recente esperienza della dittatura ed una società divisa su temi ideologici in modo radicale richiedeva un'architettura istituzionale ricca di contrappesi e di spazi di concertazione politica. Era il modo per rappresentare istituzionalmente una società fragile, molto divisa, e profondamente, addirittura incerta se stare con la Nato o con i paesi comunisti. A proposito, però, di chi dice che quella costituzione rispettava volontà condivise, praticamente era fatta accogliendo tutti, non come ora che si va a maggioranze, ricordo che quella costituzione bandì i Savoia, senza molta delicatezza, mentre quasi la metà degli italiani aveva detto di volere ancora la monarchia. Vuol dire che su certi argomenti una parte si prese la responsabilità di decidere per tutti, anche se aveva vinto per un pelo.
Ma nel 2016 la società è profondamente cambiata. Oggi chiediamo alle istituzioni la rapidità nelle decisioni, per stare al passo con trasformazioni sociali che avvengono nell'arco di mesi, non più di decenni. Oggi non è concepibile che una legge stia per anni a fare avanti indietro tra camera e senato, perchè nel frattempo le istanze sociali cui quella legge deve andare incontro sono già cambiate. In questo senso sono convintissimo che l'abolizione del bicameralismo paritario sia corretta. Ci voleva più coraggio, ed abolire del tutto il senato. Ma tra tenermi il sistema farraginoso e lento di ora ed avere un sistema con una sola camera che decide ed un senato pressochè inutile ma formalmente esistente, preferisco il secondo. Intanto avremo leggi rapide e chiarezza di responsabilità.
La riforma affronta poi un tema molto delicato, che è quello delle competenze delle regioni e dello stato. Questo aspetto è piuttosto trascurato, mi pare, nei vari dibattiti, ed invece è fondamentale. Anche in questo caso la riforma risponde ad un principio politico chiaro, ad un'idea precisa dell'Italia di oggi. Alcuni anni fa la parola d'ordine era “federalismo”, e imperava la convinzione che se lo Stato faceva un passo indietro e le amministrazioni locali, in particolare le Regioni, assumevano più poteri, tutto avrebbe funzionato meglio. Dietro questa convinzione c'era anche un forte pregiudizio anti-nazionale. Ma davvero gli italiani oggi vogliono che l'Italia si smembri? Che ogni regione faccia leggi autonomamente sulla protezione civile, sul turismo, sulla formazione professionale? Io credo di no. Tanti italiani oggi vivono e lavorano spostandosi da una città all'altra, le attività economiche non possono certo subire il rischio che da una regione all'altra cambi la normativa su argomenti così ordinari e comuni come quelli che ho citato. A questa esigenza di riaffermare l'unità dello stato risponde la modifica costituzionale attuale, e mi sembra davvero sacrosanta. Sulla maggior parte delle materie lo Stato farà le leggi generali e le regioni possono solo adottare disposizioni di tipo particolare, diciamo organizzativo e gestionale.
Questi due aspetti sono i principali punti di svolta, quelli che testimoniano la volontà di adeguare la Costituzione all'Italia di oggi ed alle sue esigenze. Le altre modifiche, che pure sono interessanti, sono di certo minori per portata e per significato.
Mi capita di sentire alcuni preoccupati del fatto che un maggiore potere assegnato ad una sola camera possa dare “troppo” peso al vincitore delle elezioni di turno. Questa, fra tutte le obiezioni, mi sembra la più strana. Significa che abbiamo paura che chi vince le elezioni governi. La verità, mi pare, è che in fondo abbiamo poco rispetto della democrazia, perchè questa osservazione muove su un sentimento profondo, che molti di noi provano, cioè il terrore che vinca il proprio avversario, l'idea che se vince un leader o un partito del quale non condivido le idee o la politica succede una catastrofe. Non sono d'accordo. Negli ultimi anni l'Italia ha visto alternarsi, praticamente ad ogni elezione, schieramenti diversi al governo, e in nessun caso è avvenuta una distruzione epocale. Non possiamo quindi pensare che dobbiamo organizzare lo stato in modo tale che se chi vince le elezioni fosse una persona che non gradiamo abbia le mani legate. Le recenti elezioni americane ci dimostrano che la democrazia porta con se tante incognite, e la scelta si fa a monte, o si accetta che il popolo scelga chi governa, o si ritiene di dovere mitigare la possibile stupidità del corpo elettorale.
Insomma, a me sembra che le ragioni per votare SI sono certamente maggiori di quelle che vogliono lasciare tutto come è ora.