La protesta dei sindaci

Oggi a Palermo centinaia di sindaci da tutta la Sicilia hanno sfilato con fascia e gonfaloni comunali. La manifestazione si è conclusa a Palazzo dei Normanni, sede dell'assemblea siciliana, dove per più i mezz'ora non ci hanno fatto entrare per motivi di sicurezza. Si può immaginare la pericolosità di questi agitati rappresentanti dello stato, con tanto di fascia tricolore, davvero una cosa ridicola. Infine siamo stati ammessi al Palazzo, ma del governo solo l'assessore Bianchi (tra l'altro ad un passo dalle dimissioni), perchè il presidente Crocetta, nonostante sapesse della manifestazione dei sindaci, ha convocato una giunta regionale a Catania.

Davvero deludente, che un presidente che sostiene di rappresentare i cittadini perchè l'hanno votato direttamente, quindi di non voler obbedire a nessun ordine dei partiti, e non rispetta centinaia di sindaci, che sono stati eletti direttamente anche loro dai cittadini.

Ma quale era il contenuto della protesta? La politica intesa come politica di schieramento non c'entra niente, una volta eletti noi sindaci dobbiamo parlare delle nostre città e dei loro problemi, ed il governo è un organo con il quale dobbiamo confrontarci sui temi, a prescindere da quale partito sia composto.

Allora i problemi che abbiamo segnalato al governo Crocette riguardano l'incertezza sul destino dei piccoli comuni, sulla creazione delle aree metropolitane, su chi deve fare quello che facevano le province, e poi il problema dei trasferimenti: se ad ottobre quasi non sappiamo quanto darà la regione ad ogni comune, come facciamo a decidere le spese che possiamo fare e quelle che non possiamo fare? Altre rivendicazioni possono sembrare più tecniche e sono difficili da spiegare, come quelle del patto di stabilità, delle anticipazioni di cassa...

Le centinaia di sindaci presenti, discutendo, si confidavano esperienze spesso simili, da quello della spazzatura e del suo costo, a quello della crescita della disoccupazione.

Viviamo un momento difficile, ed a maggior ragione sentiamo il bisogno che le istituzioni politiche stiano vicine alla gente. Perciò serve il dialogo, ma anche la decisione di considerare certi argomenti priorità assolute.

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