Ecco una sintesi del lavoro della settimana appena trascorsa. Buon inizio settimana.
La settimana si è conclusa con le dichiarazioni dei gruppi consiliari della maggioranza che facendo il bilancio dell'esperienza amministrativa concludono con l'esigenza di un deciso cambio di passo.
Se ne parlerà ancora nei prossimi giorni, ma intanto un paio di considerazioni.
Il bilancio è in buona parte condivisibile, per le ombre che evidenzia, ma manca di sottolineare le luci, per cui alla fine si disegna il profilo di un'amministrazione che sembra essere stata immobile, mentre più volte abbiamo sottolineato i temi strutturali che abbiamo affrontato, come i contenziosi, i debiti pregressi, il grande macigno dei rifiuti, oltre alle linee su cui siamo intervenuti prioritariamente, dal contenimento della spesa strutturale, agli investimenti in cultura, energie alternative, alla trasparenza della pubblica amministrazione.
In secondo luogo una considerazione sul contesto in cui si sviluppa la nostra esperienza politica. La società italiana, ed ancor più quella siciliana, è caratterizzata da una grande fragilità delle forme di partecipazione democratica, viviamo un'epoca in cui la sfiducia verso le risposte della “politica”, cioè di tutti quegli strumenti che la nostra costituzione ha istituito per rispondere in modo comunitario ai bisogni dei cittadini, si rivolge nella prassi dell'urlo protetastario o della ricerca del taumaturgo cui delegare ogni soluzione e salvezza.
Il risultato è il personalismo, l'interpretazione della democrazia come spazio della pura lotta numerica, cioè del luogo in cui ognuno esprime un voto e i numeri determinano le scelte, mentre l'essenza della democrazia non sta nella conta, ma nel processo per cui le decisioni si ottengono con la dialettica e il confronto, e la decisione finale è la sintesi, non il risultato dell'ordalia del voto, che purifica la maggioranza e zittisce la minoranza. Il risultato è l'idea che i sindaci, i presidenti del consiglio, i presidenti della regione sono i depositari dei programmi e delle decisioni, i responsabili assoluti della crescita e della perdizione collettiva. Questa fragilità crea attese straordinarie, servilismi acritici, rancori e delusioni. E noi non lo condividiamo. Ma come se ne esce? Sostituendo o aggiungendo al ruolo dei sindaci e dei presidenti della regione quello dei consiglieri comunali o regionali, o quello di internet e della sua presunta democraticità?
Ovviamente se ne esce cercando di ricostruire la partecipazione, di ricucire tutti gli strumenti di mediazione delle scelte, dai partiti alle associazioni, dai corpi sociali che rappresentano interessi economici a quelli che rappresentano istanze ideali e culturali.
Come possiamo fare noi? È questo, secondo me, il tema principale che dobbiamo affrontare.
Intanto, per chiudere, segnalo che questa settimana ci ricorda anche che il tema della lotta contro la mafia è fondamentale se vogliamo costruire una città migliore. La devastazione della sede scout di scala vecchia è il segnale di una mentalità ostile a tutto ciò che è socialità, crescita, educazione. Lotteremo insieme contro questa mentalità, e già lo facciamo, come giorno 21, quando abbiamo celebrato insieme ai ragazzi delle scuole dell'obbligo la giornata indetta da Libera per la memoria delle vittime delle mafie.
Vediamo nel dettaglio i fatti più importanti della settimana appena trascorsa.