C'è una favola di Gianni Rodari che ho amato in ogni età della mia vita. In verità ce ne sono tante, ma oggi parlerò di una sola tra le tante. Mi ha affascinato quando ero bambino, per i nomi dei protagonisti, cioè lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone e il Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestafrakassonen. Da adulto la amo per la genialità della trovata di Rodari, che immagina che i generali, a corto ormai di metallo per le loro armi, costruiscano dei supercannoni fondendo tutte le campane dei loro paesi.
Ma al momento di sparare, i cannoni emettono un gigantesco, spaventoso din don dan, e Stragenerale e Mortesciallo scappano via, sopraffatti dall'orrore (per loro) del suono delle campane, laddove loro avevano progettato la morte e la distruzione.
Il secolo scorso è stato un secolo di guerre “mondiali” ma anche il tempo in cui gli uomini, più che in ogni altra epoca, hanno considerato possibile la pace, hanno pensato a come costruirla, l'hanno progettata, teorizzata.
Parole come “disarmo” ed espressioni come “non-violenza” si sono diffuse proprio nel secolo scorso, e con esse la consapevolezza che la pace è un orizzonte di senso umano e politico. Non si tratta di ignorare la spinta al conflitto, perfino alla violenza, che è insita nell'animo umano, ma di credere che è possibile smettere di esercitarla con le armi, con la violenza che cerca la morte, l'annientamento, del nemico. Credere che la nozione di guerra, cioè di violenza organizzata, giustificata da un'appartenenza, da un “noi” che deve distruggere un “altro”, esercitata per categorie e soprattutto giocata attorno al dominio sulla terra, può finire, un giorno, sparire dal vissuto degli esseri umani.
Oggi, in giorni in cui il dibattito gira attorno al concetto di vittima e colpevole, di ragione e torto, in definitiva riproponendo sempre solo il dilemma “da che parte stare”, io credo ancora nel bisogno di dire che si può stare dalla parte della pace, del disarmo, della non violenza. Credo sia possibile semplicemente mettere fuori legge l'uso delle armi per qualunque privato cittadino, per qualunque motivo, e la produzione di tutte quelle che non servano all'esercizio della forza da parte degli stati per la difesa dei singoli individui (per la quale missili e bombe sono evidentemente inutili). Le organizzazioni sovranazionali che tanto faticosamente nel '900 sono state immaginate e messe in piedi possono essere rafforzate, dotate di poteri reali, senza che questo significhi indebolire l'identità delle comunità territoriali.
La Pace è una questione politica, come ha spiegato già Aristofane nelle sue commedie, e poi tanti altri, dopo. La politica vera deve dire no alla guerra e si alla pace, e basta, non decidere da che parte stare, ma lavorare per costruire pace.
Io credo che è questo il nostro dovere, il nostro impegno, perchè credo sia realistico, che un giorno i cannoni non si useranno più, che avrà ragione Rodari, e Aldo Capitini, e Alex Langer. Io sto dalla loro parte, e credo ancora alle favole.