Un'altra lunga storia di cattiva amministrazione che abbiamo affrontato ed avviato a soluzione.
All'approvazione dell'ultimo piano regolatore sul territorio di Paternò venivano apposti, come si dice tecnicamente, dei vincoli, cioè delle prescrizioni che tengono conto di determinate tutele di legge. Per esempio in aree di interesse paesaggistico, archeologico, monumentale, ovviamente molti interventi non si possono fare, o si possono fare soltanto a determinate condizioni.
A Paternò l'ultimo piano regolatore individuava enormi aree sparse sul territorio come aree sottoposte a vincolo archeologico. Per esempio buona parte della zona di espansione di Scala Vecchia diventava un'area in cui si potevano fare interventi edilizi solo dopo avere acquisito il parere preventivo della soprintendenza. Tutto ciò non sarebbe di per sè sbagliato, se non fosse che nell'area in questione non si sono mai registrati ritrovamenti significativi, nè ci sono elementi storici che ce li possono fare prefigurare. Ma non solo è stata discutibile l'apposzione del vincolo, ma ancora più grave è stata la condotta del comune negli anni successivi, perchè molto spesso il parere preventivo, necessario all'inizio dell'attività edilizia, non veniva richiesto dallo stesso comune.
Cosa comporta tutto ciò? Che per un doppio errore del comune molti cittadini hanno costruito in difformità alla legge, e questa difformità non è nemmeno sanabile, perchè la mancanza di parere preventivo costituisce un vincolo insanabile. In pratica questi cittadini, anche volendo, a posteriori, sistemare la loro posizione, non possono, e per giunta la violazione di questa norma ha rilevanza penale e non solo amministrativa.
Questa situazione dura ormai da decenni. In tanti anni nessuno ha voluto affrontarla davvero, perchè capite che si tratta di un argomento spinoso, in cui si intrecciano diverse responsabilità, alcune anche non prevedibili, e per uscirne bisogna avere il coraggio di ammettere errori dell'ente, e con essi uscire da un'ambiguità in cui poi tutto si annacqua e nessuno sembra avere colpe.
Invece noi abbiamo deciso di affrontare questo problema, una volta per tutte, e cercare una soluzione. Dopo mesi di studio e approfondimento del tema con la soprintendenza, abbiamo appurato che le ggi vigenti al momento dell'approvazione del p.r.g. non consentivano proprio l'apposizione di quel vincolo, e possiamo dichiarare che il vincolo non vige.
Sembra semplice, ma è un risultato di portata storica, che libera centinaia di cittadini da una catena senza senso. E rappresenta anche un filo conduttore della mia amministrazione: la volontà di non lasciare i problemi storici di Paternò insoluti, preferendo perdere tempo a sciogliere nodi ormai incrostati per potere ridiventare una città normale.