Eccoci. Alla manifestazione di Roma abbiamo vissuto una sensazione difficile da trasmettere, di enorme movimento popolare. Le piazze e le strade erano piene di insegnanti di ogni età, provenienza geografica ed ordine di scuola, pieni di rabbia contro un governo che evidentemente non dà nessuna importanza al lavoro dell'educatore.
La maggior parte di coloro che protestavamo non rischiavamo, in prima persona, nulla, nel senso che le leggi Gelmini-Tremonti non ci toglieranno il lavoro, nè ci ridurranno lo stipendio. Ma esiste qualcosa di più dell'interesse particolare. Molti dei manifestanti e degli scioperanti sono insegnanti che da anni impegnano il proprio tempo, la propria passione, la propria mente, per fare della nostra scuola un luogo in cui si cresce liberi e si impara, e non lo hanno mai fatto pensando ad una questione economica. Questo vorremmo che tutta l'Italia capisse, che la nostra protesta è prima di tutto un fatto di libertà e di dignità.