Spero che la prevalenza di temi politici su questo sito non induca a pensare che la mia mente sia occupata solo da questo, tutta immersa in decreti, regolamenti, leggi, mozioni e così via. In questi giorni sentiremo parlare, mi auguro, di un film-documentario che riguarda uno degli episodi più straordinarii del XX secolo, cioè la camminata di Philippe Petit su una fune stesa a 480 metri tra le due torri gemelle, a New York, nel 1974. Il documentario s'intitola "man on wire", è da vedere, magari si può già trovare da qualche parte sul web.
Ma ciò che Petit ha compiuto è un grande insegnamento: un sogno apparentemente folle diventa realtà, anzi diventa storia, grazie alla tenacia ed all'impegno durissimo (la preparazione dell'impresa fu lunga e complessa),
dove tutti gli uomini riescono a vedere solo il vuoto e l'abisso, il genio della creatività vede una fune stesa e ciò che è separato diventa unito, ciò che è distante vicino;
era evidente che le torri gemelle erano una realtà, concreta, tangibile, utile e produttiva, il funambolo invece un granello di polvere, insignificante e passeggero, ma è lui che oggi ci insegna, che l'unico spazio che non si può colmare è quello pieno delle proprie paure.