Domenica 25 luglio Salvo Fallica ha scritto su L'unità un articolo, come sempre interessante e preciso, sulla condizione della cultura a Paternò, parlando in particolare dell'incapacità di coltivare la memoria come elemento di crescita culturale. L'articolo cita diversi esempi di dimenticanza, da quella delle grandi tradizioni paternesi dei cantastorie a quella della cittadinanza onoraria a GiulioEinaudi.
Non solo condivido pienamente la riflessione svolta da Salvo Fallica, ma vi aggiungo un pizzico di rabbia per essere tra quelli (non pochi) che hanno lavorato proprio per mantenere vivi a Paternò sia il dibattito culturale che la cura e la valorizzazione delle radici culturali. Ho consegnato personalmente a Giulio Einaudi, insieme alla dottoressa Rosanna Messina, responsabile già allora della biblioteca comunale, la pergamena della cittadinanza onoraria a Giulio Einaudi, sostituendo quella che l'assessore Totuccio Oliveri gli aveva consegnato a Paternò, che conteneva un'imperfezione formale. Negli ultimi anni poi, oltre ad animare diversi incontri culturali, ho partecipato alla riscoperta del Pervigilium Veneris, capolavoro latino composto a Paternò diciotto secoli fa, espressione di una cultura letteraria raffinata ed antichissima. Ed ho visto svolgersi tante iniziative interessanti, promosse dalle associazioni, dalle scuole, sostenute dal lavoro intellettuale e di ricerca di tanti paternesi di valore, da Ezio Costanzo a Carmelo Ciccia, da Giuseppe Barbagiovanni a Franco Uccellatore, dall'avv. Virgillito (dove avvocato non è un titolo, ma una sorta di appellativo) a Mimmo Chisari, da Nino Tomasello a Vincenzo Fallica. E tanti altri nedimentico, nella fretta. Non è quindi la città a mancare di vigore culturale, ma certamente i suoi amministratori, perchè negli ultimi anni il Comune, nella sua veste ufficiale, è stato il grande assente alla vita culturale di Paternò, limitandosi all'attività di patrocinio, ma mai assumendo un ruolo di guida o lmeno di sintesi delle tante voci cittadine.